I mezzi di trasporto più usati nel cursus publicus erano il birotium (piccolo carro a due ruote[18]) e il cisium[8], ma per le consegne più urgenti si usavano corrieri a cavallo. Poco dopo apparvero le liste generali, che comprendevano le altre liste. Giulio Cesare e Marco Antonio commissionarono il primo nel 44 a.C. a tre geografi greci. Le strade consolari. [1], Accanto alla rete delle viae publicae esistevano numerose strade di interesse regionale, le viae vicinalis o viae rusticae, che collegavano gli insediamenti minori ("vici") tra loro o con le vie principali, la cui manutenzione era a carico delle amministrazioni locali, ed infine le viae privatae, di interesse locale e manutenute a spese delle comunità o dei singoli cittadini che le utilizzavano. Così, la via Gabina è citata da Livio nei fatti relativi al 500 a.C., ai tempi del re etrusco Porsenna; la via Latina attorno al 490 a.C., ai tempi di Coriolano; la via Nomentana (nota anche come Via Ficulensis) è citata nei fatti del 449 a.C.; la via Labicana nel 421 a.C.; la via Salaria nel 361 a.C.[6], Le prime regole per la costruzione e l’utilizzo delle strade vennero emanate fin dai tempi più antichi del periodo repubblicano. [11], Le prime vie pavimentate vennero realizzate nell'area urbana di Roma e poi questa tecnica fu estesa gradualmente a tutte le vie di grande traffico, per garantirne la capacità di resistere all’usura e al peso dei veicoli, evitando sconnessure e cedimenti. Con l'estendersi del dominio romano venne a crearsi una rete di affari che favorì l'ascesa di una nuova classe sociale imprenditoriale. Le strade dei Romani, le “consolari”, sono considerate tra le realizzazioni più gloriose e durature di Roma Antica. Simile alla raeda era la carruca, antenata delle diligenze usate per il trasporto pubblico molti secoli dopo, che portava fino a sei persone ed era coperta da un tendone, probabilmente in pelle; anche il posto del conduttore era protetto dalle intemperie. Veniva tirata da una muta di buoi, muli o cavalli, e poteva essere coperta con un telo in caso di cattivo tempo. Le antiche strade romane rivisitate come se fossero una mappa della metropolitana. [1], I governi romani ordinarono più volte la compilazione di un itinerario maestro, che comprendesse tutte le strade dell'impero. Gli scopi principali sono ovviamente quelli militari e commerciali, non essendo ancora formato a quest'epoca il concetto di "viaggio" fine a se stesso, per diporto o per altri fini. Numerose strade moderne seguono tuttora il tracciato di antiche strade consolari romane anche in Svizzera, Germania, Francia, Spagna, Grecia, Africa settentrionale e Vicino Oriente. L'asse anteriore poteva ruotare su un perno per affrontare le curve. Esse furono costruite dagli antichi romani. Le strade erano dotate di pietre miliari, che indicavano la distanza in miglia dal miliario aureo posto nel Foro romano. Quando Roma iniziò la sua opera di conquista e di unificazione dell'Italia le vie di comunicazione esistenti erano ancora i modesti percorsi seguiti dal commercio e dalla pastorizia, resi difficoltosi dalla natura accidentata del terreno, che non favoriva la coesione territoriale tra i vari popoli che abitavano la penisola, ed anzi accentuavano le rivalità politiche e commerciali fra le varie città. [3], Le gallerie, chiamate con voce greca latinizzata cryptae, vennero realizzate soprattutto per scopi militari, come la cosiddetta grotta di Cocceio (o grotta della Pace), fatta aprire da Marco Vipsanio Agrippa per creare un collegamento fra la base navale d'Averno e il lido di Cuma, al tempo della guerra fra Ottaviano e Sesto Pompeo, e la Crypta Neapolitana aperta nella collina di Posillipo per collegare Napoli a Pozzuoli, descritta da Seneca e - molti secoli dopo - da Alexandre Dumas nel Corricolo. Essi per tenersi al riparo dalle inondazioni evitavano comunque di percorrere i fondovalle e le rive dei fiumi, mentre nelle zone più impervie, come i valichi alpini, anche le comode vie lastricate lasciavano il posto a semplici mulattiere. Capitolo 1 – Appio il cieco 2 Capitolo 1 Appio il cieco La storia delle strade romane ha inizio con un fiume, e questo è già abbastanza strano. Per i comuni viaggiatori, a cui non era permesso alloggiare nelle mansiones, presso i punti di sosta sorsero delle locande private, le tabernae, locali a basso costo, spesso poco raccomandabili. Le leggi delle Dodici tavole, datate attorno al 450 a.C., specificavano le caratteristiche dimensionali delle strade, stabilendo che la larghezza non fosse inferiore a otto piedi (2,1 m) nei tratti rettilinei e di sedici (4,2 m) nelle curve[4][7] e per la prima volta indicavano diritti e limitazioni per il loro utilizzo. Nonostante la caduta dell’impero romano, le sue strade, a volte abbandonate altre no, continuarono ad essere utilizzate per il commercio e non solo, divenendo in seguito la spina dorsale del sistema stradale italiano odierno. Inizialmente la via arrivava fino a Capua, ma venne in seguito prolungata fino a Brindisi, da dove ci si poteva imbarcare per le provincie balcaniche. Motivo: Elenco da controllare per diverse imprecisioni (principalmente sui tracciati oltreché sul probabile inserimento in lista di strade romane non consolari) Per le loro esigenze di comunicazione, questi facoltosi imprenditori potevano servirsi di corrieri a cavallo detti tabellarii o cursores, una rete postale privata che consegnava la posta a tariffe prestabilite con un sistema a staffetta. Con il nome di vie (viae in latino) venivano indicate le strade extraurbane. Risalgono al tempo degli antichi romani, ma alcune furono costruite su tracciati ancora più antichi, di epoca etrusca. In funzione di questo servizio venne organizzata una rete capillare di stazioni di posta. Nel caso delle strade più antiche, la denominazione era data dal loro utilizzo prevalente: la via Salaria ad esempio è così chiamata perché vi si trasportava il sale. William Smith, William Wayte, G. E. Marindin, Atlante Storico Topografico del Comune di Grosseto, La moderna parola "miglio" deriva dal latino, Silvano Pirotta, "Le vie romane nella provincia di Milano: dagli antichi miliari stradali ai toponimi numerali delle località moderne", in "Storia in Martesana", n. 8-2014, su casadellaculturamelzo.it, Silvano Pirotta, "Le vie romane nella provincia di Milano: le cascine Pilastro e le chiese campestri del Pilastrello"], in "Storia in Martesana", n. 7-2013, su casadellaculturamelzo.it, Non rientra in questa tipologia di toponimi numerali il nome del comune di, Il sistema stradale di età romana: genesi ed evoluzione. I migliori avevano dei simboli per le città, per le stazioni di sosta, per i corsi d'acqua e così via. Una volta assicurata la pace, le strade diventavano strumento di traffici e di relazioni fra città e popoli e attraverso il sistema viario si svilupparono le reciproche influenze culturali ed economiche tra Roma e le più lontane regioni del bacino del Mediterraneo.[3]. [11], La costruzione e la manutenzione delle strade ebbe le sue magistrature e una sua organizzazione con precise regole per l'impianto dei cantieri, l'arruolamento e la disciplina delle maestranze, i rilievi del terreno e lo studio del regime delle acque. Un approccio trasversale alla didattica della sicurezza e alla mobilità sostenibile, Convergenza: la convergenza nelle telecomunicazioni e il diritto d'autore nella società dell'informazione, Factorum et dictorum memorabilium libri IX, Alto Adige - Val Pusteria e Val Venosta: un oriente e un occidente a confronto, "Toponomastica italiana: 10000 nomi di città, paesi, frazioni, regioni, contrade, fiumi, monti spiegati nella loro origine e storia", "Opere di assetto territoriale ed urbano", "Le ville romane della X Regio (Venetia et Histria): catalogo e carta archeologica dell'insediamento romano nel territorio, dall'età repubblicana al tardo impero", "Il territorio di Vercellae in età romana: studio e ricostruzione di una città d'acque", SIUSA - Sistema Informativo Unificato delle Soprintendenze Archivistiche, "Trade, Transport and Society in the Ancient World", I fuggiaschi di Ercolano: paleobiologia delle vittime dell'eruzione vesuviana del 79, L'indagine sulle strade romane del Friuli: dal Cinquecento ai nostri giorni, Roma contro Roma: L'anno dei quattro imperatori e le due battaglie di Bedriacum, S. Giulia di Brescia: gli scavi dal 1980 al 1992. Le strade consolari romane diventate le statali italiane. Non di tutte le strade è conosciuta la denominazione con cui erano identificate in epoca romana; in questi casi gli storici utilizzano denominazioni convenzionali, generalmente con i nomi latini delle città di inizio e fine del percorso (ad esempio la strada da Milano a Pavia è chiamata "via Mediolanum-Ticinum"). Questo carro viaggiava al seguito delle legioni, trasportandone gli impedimenta, cioè i bagagli. Sulla colonna era incisa la distanza in miglia dalla città di riferimento e spesso riportava iscrizioni con dediche ai personaggi pubblici che avevano ordinato la costruzione, il rifacimento o la riparazione della strada. Le strade romane Lungo i fiumi La rete stradale propriamente detta nasce, in Abruzzo come nel re-sto d'Italia, con i Romani. [3] I ponti venivano costruiti in legno o in pietra, a seconda delle necessità e delle possibilità di approvvigionamento o economiche. Le arterie fondamentali del sistema viario romano nelle Marche sono le strade Flaminia e Salaria: una vera e propria spina dorsale per la comunicazione nella regione. I ponti in legno erano usati per attraversare piccoli corsi d’acqua oppure erano ponti provvisori per scopi militari. [11] Veniva poi scavata una trincea sul cui fondo erano sistemate grosse pietre legate con cemento che costituivano la base (statumen) su cui veniva collocato un triplice strato di materiali sovrapposti e compressi: ad un primo strato di conglomerato di pietre e frammenti di mattoni (rudus o ruderatio) legati con calce che aveva lo scopo di drenare le acque, ne seguiva uno intermedio di brecciame costipato e compresso (nucleus) ed infine la pavimentazione (pavimentum) con pietre, blocchi di basalto o lastre squadrate, a seconda della disponibilità locale, perfettamente incastrate tra loro e collocate in maniera da garantire lo scorrimento e la raccolta delle acque in canalette di scolo laterali. Le strade consolari devono il proprio nome al console che ne ha ordinato l'edificazione, oppure allo scopo per cui sono state costruite. Cap. Reperti preromani, romani e alto medievali, "Julia Augusta: da Aquileia a Virunum lungo la ritrovata via romana per il Noricum", La via Mediolanum-Ticinum nel quadro insediativo dell'agro mediolanense sud-occidentale, Varese e provincia: le prealpi, le valli, i laghi : ville, monasteri, castelli, Sulla strada per Angera - Viabilità terrestre ed acquatica tra Milano e la Svizzera in età romana, "La viabilità medievale nella valle del Serchio e la nascita degli hospitalia pauperum", Architettura e pianificazione urbana nell'Italia antica, L'antica via Faventina e la Flaminia minor, "A misura d'uomo. Le pietre miliari vennero utilizzate già prima del 250 a.C. per la via Appia e dopo il 124 a.C. per la maggior parte delle altre strade. Tra le più importanti troviamo senz’altro l’Appia, fatta realizzare dal censore Appio Claudio Ci… Nel I secolo, sull'Appia, per evitare il faticoso valico dell'arce di Terracina, venne tagliata la rupe di Pisco Montano aprendo una via più comoda verso la piana di Fondi. [5][15] Presso le mansiones sorgevano le cauponae, per ospitare il personale che viaggiava come scorta dei funzionari. A meno che queste menzioni non fossero anacronismi, le strade citate in quei tempi erano probabilmente qualcosa di più di semplici percorsi in terra battuta.[6]. Cisium ed essedum erano calessi di piccole dimensioni a due ruote, molto antichi; trainati da un cavallo, portavano solo due persone senza bagaglio, erano quindi adatti solamente a brevi percorsi. Nei terreni torbosi e paludosi si costruiva un piano stradale sopraelevato: dopo aver segnato il percorso con dei pali si riempiva lo spazio fra di essi con una massicciata di pietre e malta cementizia, innalzando il livello stradale fino a 2 metri sopra la palude. [1][5], Accanto a questi sulle strade viaggiavano altri corrieri privati, liberti o schiavi fidati ai quali i ricchi romani affidavano personalmente corrispondenza o merci da recapitare. Fu stampato per la prima volta nel 1521 e riporta un elenco delle stazioni e delle distanze tra le località poste sulle diverse strade dell'Impero. Di seguito un elenco parziale di toponimi numerali italiani: Sulle strade extraurbane i Romani usavano diversi tipi di veicoli: per il trasporto di merci l'utilizzo dei carri era generalizzato; il carro più diffuso era detto plaustrum o plostrum. 1 Schema costruttivo delle strade Le costruzioni di strade sui terreni paludosi prevedevano sostegni che permettevano di camminare in alto, anche 2 metri più in alto del livello della palude! Nel I secolo, al tempo di Vespasiano, lungo la via Flaminia venne scavata la galleria del Furlo.[3]. Costantino lo chiamò Umbilicus Romae (ombelico di Roma). Prende il nome dall’imperatore Marco Aurelio Antonino Augusto, più noto come Caracalla. Un viaggiatore a piedi percorreva circa 20 miglia al giorno, una staffetta di corrieri governativi a cavallo poteva coprire una distanza di 50 miglia, ma in casi eccezionali poteva percorrere anche 80-100 miglia in un giorno. Le strade consolari romane, costruite due millenni fa, hanno tracciato la direttrice tuttora esistente di tutta la rete viaria italiana, dalle Alpi alla Sicilia. Via Flaminia; 6. La Via Appia collega Roma con Brindisi, l’Aurelia arriva a Luni (una località in provincia di La Spezia in Liguria), la Casilina arriva a Santa Maria Capua Vetere, la Cassia giunge fino a Massa, la Flaminia arriva a Rimini, la Salaria porta fino a Sa… 1 - Appio il cieco. Per dare ordine e maggiori spiegazioni, i romani disegnavano dei diagrammi di linee parallele che mostravano le ramificazioni delle strade, anche se non potevano essere considerati mappe, perché mostravano solo l'andamento e le interconnessioni delle strade, ma non le forme del terreno. Il termine deriva dalla radice indoeuropea *wegh- con il suffisso -ya, che significa "andare", ma che esprime anche il senso di "trasporto"[9].